Engel & Völkers
  • 10 min di lettura
  • 01.12.2023
  • da Michaela Cordes

Arnold Schwarzenegger

Sogna in grande!

Fotografia di: Max Aguilera-Hellweg, 1975 / Taschen

Campione del mondo di culturismo, star hollywoodiana più pagata, ex governatore della California: Arnold Schwarzenegger è un fuoriclasse. Per il libro Arnold, l‘autrice Dian Hanson lo ha seguito per dieci anni. In questa edizione di GG racconta, non solo la storia del gigantesco progetto editoriale ma anche la nascita di un‘amicizia.

L'incontro con Arnold

Tutto ha inizio nel 2012 con un‘e-mail di Benedikt Taschen, fondatore della casa editrice TASCHEN, il mio capo. Mi chiede di incontrarlo in giornata sul rooftop della sua libreria a Beverly Hills, senza anticipare il motivo. Ci sediamo e vedo dal suo sguardo che ha in mente qualcosa di grande. Non ci vuole molto, prima che la sorpresa si presenti davanti ai miei occhi: Arnold Schwarzenegger!

Il leggendario uomo si accomoda accanto a me, mentre Benedikt inizia a spiegare le proprie intenzioni: intende pubblicare un grande volume illustrato sulla vita di Arnold e le sue varie carriere professionali.

Inizialmente sono un po’ sorpresa di essere stata scelta per scrivere questo libro, ma poi ne capisco il motivo, in quanto Benedikt sa che da trent’anni faccio allenamenti con i pesi. Quel che non sa è che fu proprio Arnold a svegliare il mio interesse per il culturismo.

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Ispirati da Arnold: fiducia in se stessi attraverso il culturismo

All’epoca – era il 1981 e stavo lavorando per la rivista OUI –, proposi un reportage su Mr. Olympia, una manifestazione internazionale di culturismo, consapevole del forte coinvolgimento di Arnold in quel contesto. Nel 1977, l’uscita del suo film Uomo d’acciaio suscitò un interesse crescente per muscoli e fitness, gli uomini imitarono Arnold, le donne ne furono affascinate. Ricordo ancora con precisone, il modo in cui mi feci spazio attraverso la folla per farmi fotografare con lui. Era cortese, anche se non proprio entusiasta, armato di forte carisma e sorrisi gentili. Quel che mi impressionò di più, vedendolo da vicino, era la sua pella immacolata, la pelle più perfetta mai vista su un corpo maschile! Stavo per compiere trent’anni ed ero decisa di sperimentare se questo effetto straordinario del culturismo su un corpo fosse replicabile. Rientrata a New York, mi iscrissi in una palestra femminile di culturismo. Da allora, mi sono sempre allenata.

Negli anni a seguire, ho visto evolversi la seconda carriera di Arnold come attore. Alla pari di tutti i miei coetanei, vidi all’epoca Conan il barbaro e i vari film della saga Terminator, ma personalmente trovai impressionante il modo in cui promosse il tema del fitness. Da giovane donna residente a New York City, mi sono spesso sentita vulnerabile, ma con il graduale aumento della mia massa muscolare crebbe anche la mia autostima, sia sul piano fisico che psicologico. Una notte, mentre stavo camminando in città, sentii due uomini alle mie spalle, evidentemente in procinto di aggredirmi. Finché uno dei due disse: «Scordatelo! Guarda un po’ i muscoli che ha. Questa ci farà fuori!» Arnold mi aveva salvato, mostrandomi come potessi farlo da sola. In una delle prime interviste per il libro, mi ha raccontato che il suo obiettivo è sempre stato di creare un mondo dove le palestre prevalgono numericamente sui supermercati, una meta pressoché raggiunta.

«Adoro girare spot pubblicitari in Giappone» dice Schwarzenegger. Questa danza con bollitori per Nissin Cup Noodles risale al 1989. 30 Foto: Tamotsu Fujii, 1989 / Taschen

Arnold: culturista, star del cinema e narratore brillante

Nonostante l’ampio consenso pubblico, c’è voluto parecchio tempo affinché Hollywood ne captasse il potenziale. All’inizio si sentì dire: «Nessuno si interessa più ai muscoli, quest’epoca è finita con John Wayne. Oramai, gli uomini sono definiti da intelletto e sensibilità». Era gente incapace di vedere oltre i muscoli e il pesante accento austriaco, per riconoscere che Arnold possedeva anche le giuste qualità intellettive.

Ma ritorniamo al nostro incontro sul rooftop. Fu deciso di cominciare il lavoro sul libro un anno dopo, perché in quel momento Arnold stava scrivendo un’autobiografia, ma non volevo attendere così a lungo e mi lanciai, non appena rientrata in ufficio, nella ricerca di immagini. Raccolsi tutte le riviste che avevano trattato in qualche modo il fenomeno Arnold Schwarzenegger. Undici mesi dopo, ci siamo incontrati a casa sua per una prima intervista.

Fui introdotta al suo cospetto da un assistente. Mi avvertì subito del tempo limitato a nostra disposizione, soltanto un paio d’ore. Ma appena arrivato, Arnold iniziò i suoi racconti. È un narratore e un interprete favoloso, sempre intento a mettere in scena i propri discorsi, effetti sonori e una buona dose di umorismo compresi. I suoi assistenti ci interruppero più volte, lanciando sguardi ai loro orologi: «Arnold, Arnold, dobbiamo andare!» Li mandò via con un gesto – non ancora –, per poi riprendere il racconto. Infine, alzandomi, mi resi conto di aver parlato con lui per ben cinque ore.

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Infanzia in condizioni disagiate

Nei dieci anni della nostra collaborazione, Arnold mi ha raccontato i dettagli dei suoi trionfi, rivelandomi nel corso del tempo anche le difficoltà vissute durante l’infanzia. Un’esperienza dolorosa, condivisa con il grande pubblico nel documentario Arnold, prodotto da Netflix: dal fatto di essere il secondogenito, nato alla fine della Seconda guerra mondiale, quando in Austria nessuno poteva permettersi un secondo figlio, fino a ricordare la sensazione di crescere in un villaggio dove tutti apparivano vinti e senza speranza. Dice di non essersi mai sentito a suo agio in quel contesto, desiderando da sempre qualcosa di più grande. Il fratello maggiore era il beniamino di suo padre e con i pochi risparmi della famiglia, a Natale compravano un nuovo giocatolo solo per il fratello, mentre Arnold riceveva i giochi rotti dell’anno precedente. In casa non c’era acqua corrente e per riempire la vasca al centro della cucina per il bagno settimanale andava presa con i secchi. Tutti usavano la stessa acqua, prima la madre, poi il padre, il fratello maggiore e infine Arnold.

La troupe di Conan il barbaro, durante le preparazioni per la riprese della crocifissione di Conan all’Albero del dolore. Foto: Bob Penn/Courtesy of Universal Studio Licensing LLC., 1983 / Taschen

Arnold: le donne forti hanno plasmato la sua vita

Oggi, parla apertamente del fatto che suo padre arrivava spesso a casa ubriaco, un uomo difficile da accontentare. I suoi genitori non sono mai venuti a vedere una delle sue gare di culturismo. Parla meno di sua madre, anche se era lei il perno che teneva insieme la famiglia. Negli anni difficile del dopoguerra, andava da fattoria in fattoria per elemosinare cibo per i figli. Per Arnold, la madre è stata la colonna portante della sua vita, un’ispirazione per la sua forza. Pensando ad Arnold Schwarzenegger, immaginiamo una figura ipermascolina ma, in realtà, ha avuto accanto, per tutta la sua vita, solo donne forti. In una delle prime interviste pubblicata su una rivista, disse: «La donna che per me, su una scala da uno a dieci, merita un dieci, potrebbe ottenere benissimo un cinque da altri uomini». Aggiunge, a mo’ di spiegazione: «Perché ciò che mi attrae di più in una donna è la sua intelligenza, poter imparare qualcosa da lei. L’aspetto esteriore è secondario».

Testimonianza di questo atteggiamento è il periodo in cui è stato governatore, nominando più donne nel suo gabinetto di qualsiasi altro predecessore alla guida della California. Erano donne con caratteri forti, simile al suo, soprattutto persone capaci di lavorare duramente, senza per questo perdere la capacità di scherzare e chiacchierare. Così, Arnold sorprese tutti quando nominò Susan Kennedy (nessuna parentela con sua moglie Maria) capo del personale. Iscritta nel partito democratico, era tosta, dichiaratamente lesbica e capace di intimidire gran parte dei membri maschili del governo. Per Arnold, la persona giusta al suo fianco, trattata da pari. Nonostante l’appartenenza a partiti politici differenti, riuscirono a instaurare un rapporto di rispetto reciproco, lottando insieme per risolvere i problemi dello Stato. Per di più, fumavano sigari insieme, un aspetto importante!

L’ex moglie Maria è pure una donna forte, come Heather Milligan, da tanti anni sua compagna, fisioterapista di successo con un proprio studio, indipendente, non è certo un trofeo hollywoodiano.

L'inizio della mia amicizia con Arnold

Questo background, ci ha aiutato a diventare amici molto velocemente. Durante la prima, lunga intervista a casa sua, abbiamo riso e scherzato tanto, e dopo la seconda intervista mi disse: «Dian, inutile che vieni qui solo per le interviste. Quando vuoi, passa per trascorre un po’ di tempo insieme». È stato il più grande complimento che mi poteva fare.

Il secondo complimento, in ordine di importanza, me lo fece in occasione della presentazione del favoloso libro TASCHEN, davanti a un pubblico di 1.000 persone, nel Geffen Theater – il teatro più grande, più sontuoso e più bello di Los Angeles – all’interno dell’Academy Museum of Motion Pictures. Poco prima di salire sul palco, Arnold mi confidò: «Non mi sono per nulla preparato. Tu mi conosci meglio di chiunque altro, meglio di quanto non mi conosca io stesso. Io posso parlare, ma tu devi guidarmi dove vuoi andare a parare». Heather, seduta accanto a lui, si mise a ridere e disse: „Per Arnold, essere guidato da un gruppo di donne, è il culmine della felicità». E così, svanita la febbre della ribalta, salimmo sul palco, parlando e scherzando esattamente come eravamo abituati a casa sua. Invece di un discorso sterile e rigido, il pubblico poté godersi un’esperienza molto personale.

Dall’Austria a Washington, D. C.: Arnold Schwarzenegger, nel 2009, davanti al Lincoln Memorial. Foto: Peter Grigsby, 2009 / Taschen

Apertura, conoscenza di sé e autoriflessione

Per quanto riguarda l’affermazione che lo conoscessi molto bene, Arnold aveva ragione. Nel corso degli anni sono diventata una sua studiosa, ho letto tutte le sue interviste, fin da quelle iniziali del 1967. Ci sono dei libri per i quali, più si conosce il soggetto meno lo si apprezza, un’esperienza fatta da qualsiasi editore. Con il progetto ARNOLD è accaduto l’esatto contrario. Più cose ho saputo di lui, più ho apprezzato ciò che ha realizzato.

Le sue caratteristiche più belle sono la franchezza, la conoscenza di sé stesso e la sua capacità di introspezione. Non ha paura a esaminare ogni parte della propria persona, anche se ammette di non essere troppo felice a soffermarsi sui propri addominali all’età di 76 anni, un aspetto che a 71 anni comprendo assai bene. La più grande vulnerabilità di Arnold è di carattere fisico: il suo tallone d’Achille è un difetto cardiaco congenito. Fino ad oggi, ha subito tre interventi a cuore aperto, per sostituire le valvole cardiache malfunzionanti, uno nel 1997, seguito da altri due nel 2018 e 2020. Molti amano associare questo tipo di problema all’assunzione di steroidi diffusa tra culturisti, ma lo stesso difetto cardiaco ha già ucciso sua nonna e sua madre. Tragedia nella tragedia: dopo il primo intervento, Arnold tentò a convincere sua madre a operarsi, ma lei si rifiutò, morendo un dopo. La consapevolezza di dover sottoporsi a ulteriori interventi, visto che queste valvole vanno sostituite ogni dieci anni, gli rammenta costantemente la propria mortalità, incentivandolo a godersi ogni singolo momento della vita.

Arnold sa come godersi la vita, è una persona molto positiva. Ammette, però, di aver pensato nei primi tempi, dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, soprattutto a sé stesso e a come raggiungere i propri obiettivi. Fino all’età di 30 anni, quando iniziò a utilizzare la propria forza per aiutare i più deboli.

Dopo aver girato l’Uomo d’acciaio, fu invitato dall’Università del Wisconsin per insegnare a persone con disturbi cognitivi le basi degli allenamenti di forza, con l’obiettivo di migliorarne salute e incrementare la propria autostima. Racconta che, dopo una giornata di lavoro, ha vissuto una sensazione mai prima sperimentata, una gioia sconosciuta; la gioia di dare aiuto ad altri.

Schwarzenegger nella palestra privata della sua casa con l’edizione Capitello del libro ARNOLD. Il volume 1 è poggiato su un leggio realizzato ad hoc dal fabbricante di mobili Gufram. Riferimento per il design è la poltrona Capitello. Foto: Michael Muller, 2023 / Taschen

Due idee sbagliate su Arnold

Iniziò a collaborare con gli Special Olympics e nel 1990, il suo amico ed ex presidente degli Stati Uniti George Bush sen., lo nominò direttore del Consiglio presidenziale per il fitness e lo sport. Nel libro c’è una fotografia di Arnold in prigione, dove segue i detenuti negli allenamenti di forza: aveva sentito che detenuti abituati ad allenarsi regolarmente con i pesi si comportavano meglio. Decise di aiutare anche lì. Ancora oggi, riempie per il Ringraziamento un camion con tacchini per distribuirli in un centro per adolescenti a Los Angeles, ritornandovi poi a Natale con altri regali. È convinto di aver ricevuto talmente tante cose buone nella vita, da doverne restituire in misura uguale.

Questo mi ricorda due grandi fraintendimenti in materia Schwarzenegger, sentiti ripetutamente in giro mentre stavo lavorando al libro. Il primo: che fosse un macho dall’indole egoistica. Certo, a prima vista può apparire tale, è quello che si percepisce dall’aspetto esteriore. Ma più a fondo lo ho conosciuto, più ho visto la sua autoironia, l’approccio critico alla propria persona, la capacità di ridere di sé stesso, l’incessante lavoro per migliorarsi. È così che ha raggiunto l’apice, diventando il miglior culturista in assoluto. A prescindere di quanto meraviglioso potesse sembrare il suo corpo guardandolo allo specchio, lui ha notato sempre le imperfezioni sulle quali c’era ancora da lavorare. In tutta la sua carriera di culturista, attore o politico, non ha mai raggiunto un punto in cui si fosse sentito il migliore che sapeva già tutto. Ha sempre avuto la sensazione di poter fare ancora di meglio, fissandosi un obiettivo più avanzato.

Il secondo fraintendimento riguarda la sua attività politica. Lui è un Repubblicano – vincendo per due volte le elezioni di governatore con questo partito –, e quindi in molti lo considerano un conservatore, mentre altri sostengono che oggi parla piuttosto come un Democratico. In realtà, lui è un vero centrista, una persona che vede il bene e il male da entrambi i lati, rifiutandosi di seguire la linea prestabilita di un partito. Mi ha spiegato, come ha raggiunto questa posizione: «Sono un americano, ma prima di diventarlo ero un austriaco, e per tanti aspetti lo sono ancora oggi». Lui ha origini in una cultura che prende molto sul serio la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, un paese che considera il diritto umano all’assistenza sanitaria un dato di fatto, dove esiste un sistema sociale capace di sostenere la parte più svantaggiata della società. Tutte queste influenze continuano a determinare le sue azioni e il suo pensiero.

Arnold a casa con il suo asino sardo Lulu, fotografato nel 2021 per il New York Times. Foto: Tracy Nguyen, 2021 / Taschen

Arnold nel presente

Ancora oggi, Arnold si impegna fortemente nella politica. Gli ho chiesto perché non avesse mai mirato ad altre cariche politiche, dopo la fine del suo mandato come governatore. La sua risposta: «Molte persone vengono coinvolte nella politica, perché mirano davvero a servire la comunità per migliorare la vita della gente. Ma poi, quando hanno conquistato una certa posizione, si rendono conto quanto la carica politica migliori la propria vita e quanto cose possono fare grazie a questo potere. Si rischia di diventarne dipendenti, e non si riesce più a farne a meno. Farebbero di tutto per essere rieletti. Non era questo quello che volevo io». CosìArnold si ingegna a trovare soluzioni per i problemi del mondo tramite il suo Arnold Schwarzenegger Institute for State and Global Policy e la Schwarzenegger Climate Initiative. Un ulteriore impegno, altrettanto importante, riguarda la realizzazione di videoclip, focalizzati su problematiche globali e immediatamente fruibili da un ampio pubblico: messi a disposizione su YouTube, X (in passato Twitter) e Instagram, dove ha più follower dell’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Biden, dell’ultimo, Donald Trump, e di tutti i capi di Stato viventi, con solo tre eccezioni.

Ovviamente, Arnold continua a fare film. A 76 anni, conduce una serie action di successo per Netflix, organizza concorsi di culturismo e fitness in tutto il mondo e mi propone di continuare la nostra collaborazione con un libro sui sigari. Si potrebbe pensare che tutto questo fosse abbastanza per occupare il suo tempo, ma le radici austriache da terminator chiedono ancora di più.

Arnold Schwarzenegger conserva tutt’ora l’amore di un ragazzo di campagna per gli animali. Pur vivendo in una zona esclusiva di Los Angeles, continua a mantenere una fattoria in miniatura nelle immediate vicinanze. Al momento possiede un cavallo nano di nome Whiskey, l’asino sardo Lulu e, da poco, anche un maialino che si chiama Schnelly (velocino in tedesco), perché corre molto velocemente. Il campione di culturismo, star hollywoodiana, ex governatore della quinta economia al mondo e attivista climatico di punta, si alza ogni mattina all’alba per prendersi cura degli animali. Dopo aver pulito le stalle, li porta a giocare sul prato, tenendo la porta della cucina aperta, in modo da condividere con loro la propria colazione, fatta di biscotti d’avena appena sfornati.

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