Vendere un immobile entro cinque anni dalla richiesta del maxi-incentivo per la ristrutturazione è possibile.
E non solo: contrariamente al principio che prevede la tassazione dell’ innegabile Plusvalenza ottenuta dall’incremento del valore apportato con la realizzazione dei lavori agevolati, lo stesso maggior valore può essere abbattuto dalle spese sostenute sia per l’efficientamento energetico che per gli interventi antisismici. Il legislatore ammette quindi il venir meno dell’intento speculativo alla base della vendita di un immobile entro i 5 anni dall’acquisto a favore dell’oggettivo aumento del valore del bene in modo duraturo derivante dagli interventi agevolativi.
E ciò avviene anche quando le spese suddette non siano state direttamente sostenute ma divengano oggetto di sconto in fattura. Questo risulta dalla risposta fornita dall’Agenzia delle Entrate all’istanza di un cittadino in cui si ribadisce che lo sconto in fattura è semplicemente un’alternativa alle detrazioni dirette per la fruizione dell’incentivo.
Al risparmio fiscale che il venditore ottiene dall’abbattimento della Plusvalenza in conseguenza della vendita dell’immobile ristrutturato si somma anche un possibile (non trascurabile) ulteriore beneficio che deriva dal fatto che le detrazioni non godute potranno essere mantenute dal venditore qualora si dichiari all’interno del contratto di compravendita che il diritto alla detrazione rimarrà allo stesso, e cioè alla persona fisica che aveva in origine deciso di intraprendere i lavori. Non solo: se al momento della redazione del contratto di compravendita non si era inserita questa dichiarazione, anche una scrittura privata autenticata, permette al venditore di conservare le agevolazioni. Basterà redigere un accordo insieme al compratore – in cui viene esplicitato che si era già definita questa soluzione prima del rogito – autenticandolo dinanzi a un notaio o un pubblico ufficiale.
Francesco Cerolini