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Il Palazzo del Marchese di San Giuliano

Nel 1738 si apre il cantiere per costruire la domus magna dei marchesi di San Giuliano. L’edificio sorge in uno dei lotti migliori determinati dal piano di ricostruzione dell’antica città, dopo il terremoto catastrofico del 1693, con il prospetto principale prospicente Piazza Università. Anche questa grande residenza aristocratica, come nel caso di Palazzo Manganelli, gode del privilegio di una piazza sul fronte principale.
Il progetto è del Vaccarini e sarà successivamente seguito da Giuseppe Palazzotto e ancora dopo da Stefano Ittar.

Il disegno del prospetto sulla piazza è semplice e solenne e dimostra la piena rottura con il ridondante decorativismo dei decenni precedenti. Nel suo rigore formale, però, mostra alcuni dettagli singolari ed innovativi come le mensole dei balconi del piano nobile con un profilo appena inflesso.
Un edificio che ci riporta ad alcuni palazzi Romani coevi, una residenza aristocratica dal sapore più europeo rispetto ad altri edifici del tardobarocco Catanese.


Di particolare interesse è la partitura centrale del prospetto con il maestoso portone e la tribuna d'onore soprastante; costruito con marmi policromi, il portone è fiancheggiato da due colonne di marmo, recuperate da qualche edificio d'epoca romana, forse il teatro. Al culmine dell'arco è posto un doppio stemma: a sinistra dei Paternò Castello, committenti del palazzo, a destra quello degli Asmundo, altra importante famiglia nobile catanese, da cui era derivato a questo ramo cadetto dei Paternò il marchesato di San Giuliano. Dello stesso Vaccarini è l'invenzione dell'originale scalinata a due rampe con portico a colonne posto in fondo alla corte interna in asse con il portone d’ingresso.
La balaustrata che corona il tetto è invece completamento stilistico degli anni trenta quando il palazzo divenne sede del Banco di Credito Italiano.


Nel XIX secolo, grazie alla figura carismatica di Antonino Paternò Castello VI Marchese di San Giuliano, brillante diplomatico e uomo politico del Regno d’Italia, il palazzo raggiunge il periodo di massimo splendore, un palazzo “moderno” ed accogliente al passo con i nuovi confort residenziali dell’epoca;


Il XX secolo vede il lento declino di questa residenza aristocratica che perde la funzione e l’anima di domus magna aristocratica;
 Il completamento a sud per fare l’hotel Bristol, le aggiunte per il credito Siciliano, le demolizioni negli anni ’60 del primo intervento dell’Università hanno depauperato il palazzo delle originarie decorazioni interne e l’hanno intasato di volumi.
Dopo il terremoto del 1990, a causa dei danni riportati si decide di intervenire pesantemente mortificando in più parti il severo disegno del Vaccarini.

Nulla più resta dei grandi saloni ricolmi di pomposi arredi e lampadari scintillanti che ospitarono re e regine, imperatori ed imperatrici delle più grandi dinastie reali del tempo.

Questa residenza aristocratica, che per decenni venne considerata dai Catanesi “la reggia di Catania” perché aveva accolto ed accoglieva i Reali in visita da tutto il mondo, oggi è sede amministrativa dell’Università degli Studi di Catania.

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